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Giornata contro la violenza sulle donne, e ai figli chi ci pensa?

Questo è un tema messo in secondo piano quando si parla della violenza sulle donne: il fenomeno della violenza assistita e delle conseguenze che possono verificarsi sui figli delle donne che subiscono violenza.


A febbraio 2020 ad una conferenza sulla fotografia di famiglia ho conosciuto Elena Givone, una fotografa che ci ha parlato di un suo progetto fotografico "profumo di vita #neldirittodelbambino". Mi ha aperto un mondo: e ai figli che subiscono tutto questo chi ci pensa?


La fotografa, in un'intervista all'associazione "per i diritti umani" descrive così il delicato tema:


La violenza domestica contro la donna è una violazione dei diritti umani che causa profonde ferite nel suo corpo e nella sua mente. Anche i figli, spesso spettatori impotenti, restano segnati da questa esperienza traumatica, calpestando il loro diritto a vivere e crescere in un ambiente sicuro e correndo il rischio di trasmettere loro condotte maltrattanti e abusanti.

Secondo il Primo rapporto mondiale su violenza e salute emesso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il 90% delle aggressioni subite dalle donne si verificano in presenza dei figli.

La “violenza assistita”, punita con l’art. 572 del Codice Penale:“Maltrattamenti in famiglia”, ancor prima che un problema da contrastare sul piano giuridico, è una questione sociale che deve investire tutti noi. Crescendo, i minori che hanno subìto questo tipo di violenza, presentano una maggiore esposizione a sintomatologie post-traumatiche e problemi relazionali per i quali, per violenza assistita si intende quella particolare forma di maltrattamento sottovalutata ed a volte ignorata anche dai genitori.

Il bambino spesso assiste ad atti di abuso fisico, verbale, psicologico, sessuale o economico, diretti verso la madre o verso figure familiari per lui affettivamente importanti.

L’esposizione a queste forme di violenza in famiglia può avere effetti devastanti, compromettendo lo sviluppo personale e l’interazione sociale, sia nell’infanzia che nell’età adulta.


Il bambino attiva diversi meccanismi di difesa, può assumere la stessa condotta aggressiva del maltrattante, imitandolo fisicamente e nel comportamento; i ricordi e i vissuti emotivi vengono spesso relegati nell’inconscio. La mente si divide in due parti, una riconosce l’avvenimento traumatico, l’altra lo nega e vi sostituisce una costruzione fantastica (come accusarsi della violenza o di non aver protetto il genitore maltrattato). In età adolescenziale possono inconsciamente ritrovarsi in situazioni e in relazioni dolorose, ripetendo inconsapevolmente le passate esperienze.

Questi bambini vivono in uno stato di costante allerta, insicurezza, paura, ansia mista a rabbia, imbarazzo e umiliazione, sviluppando sintomi quali disturbi del sonno, la mancanza di concentrazione con scarso rendimento scolastico, ritardi di sviluppo, riduzione delle capacità cognitive, deficit di attenzione e l’iperattività.

Possono manifestare comportamenti d’accudimento e di protezione verso le vittime, mettendo in atto numerose strategie, come controllare chi suona alla porta, rispondere al telefono per filtrare le chiamate, prendersi cura del genitore aggredito, rifiutando di separarsi da esso o controllando le sue attività. Come il loro genitore maltrattato, i figli possono sviluppare pensieri ricorrenti rispetto alle modalità per impedire le violenze e calmare il maltrattante.

Le cause della violenza assistita sono complesse e necessitano pertanto di interventi multi professionali di prevenzione e di cura, sia per le vittime che per gli autori.


È fondamentale dunque divulgare un’informazione corretta su questo tema, troppo spesso oggetto di servizi di cronaca che non sempre sono in grado di sollecitare riflessioni complesse e adeguate sul fenomeno della violenza interpersonale, in particolare di quella a danno dei più piccoli."


Il progetto di Elena, vede ritratti i neonati, sorretti da mani e braccia di adulti, uomini e donne, su sfondo nero, vuol cogliere l’essenza della vita: la fragilità di un neonato, le mani di un genitore, che lo ha messo al mondo e che lo proteggerà ed aiuterà a crescere al meglio. Immagini di cura e protezione per ricordare che nei primi mille giorni di vita si gettano le basi per l’adulto del domani.


“L’infanzia è il suolo sul quale andremo a camminare per tutta la vita.” Lya Luft


Trovate il progetto in questo sito.


Ecco le mie fotografie dei neonati ritratti tra le braccia dei loro genitori, che faccio ad ogni servizio, per ricordare all'adulto di domani che fin dalla nascita è stato amato e protetto dai loro genitori.















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